“Che cos’è un nome”: la nostra eredità
In data 13 agosto ha avuto luogo nel comune di Carrega Ligure un incontro preliminare con il rappresentante dell’Atlante Toponomastico del Piemonte Montano, Alberto Ghia.
Il progetto, nato nel 1983 e gestito dall’Università di Torino con il sostegno della Regione, si propone di raccogliere i toponimi storici di varie località del Piemonte, allo scopo di conservare la memoria tradizionale del luogo. A causa dello spopolamento, infatti, le aree montane rischiano più di altre di perdere il loro patrimonio dialettale.
L’attività ha già interessato altri comuni, quali Roccaforte Ligure e Capanne di Marcarolo e si basa sull’apporto fondamentale di raccoglitori e informatori. Questi ultimi hanno il compito di procurare le informazioni sui luoghi e i loro toponimi ai raccoglitori.
I primi passi…
Domenica 18 agosto, dopo una chiacchierata con gli informatori, si decide di raggiungere le Tere di Grizgi, un tempo abitate dalla famiglia omonima e al centro di una leggenda secondo la quale, durante una carestia che colpì il paese (si dice nel XIV-XV secolo), i raccolti seminati in questo luogo crebbero abbondanti.
Gli informatori Livio Bozzini, Ugo Bozzini, Michele Bozzini e Silvano Bozzini guidano noi raccoglitori Serena Marzani, Valeria Crosetti, Valentina Bozzini e Giorgio Bozzini attraverso sentieri ormai quasi dimenticati.
Partendo da Pian de Lavaggiu, sul nostro percorso scopriamo altri posti significativi per il nostro territorio, posti che portano la memoria di partite di pallone, di semine e di pascoli; posti che oggi la natura ha reso propri.
Passando attraverso le Pieze Lunghe e il Pianun raggiungiamo infine la nostra destinazione, godiamo della magnifica vista sulle montagne e proseguiamo fino al Rià di Giassi. Qui riposiamo brevemente e beviamo l’acqua pura da una fontana vicina mentre ascoltiamo le storie degli informatori.
Tornando indietro verso i casoni di Prao ci imbattiamo in una piacevole sorpresa: in un prato che affianca il sentiero scorgiamo una cascinetta appartenente a Cicotto e da lui utilizzata fino agli anni ’50. Al suo interno, a incorniciare perfettamente l’ingresso, un tronco di castagno con incise le iniziali del proprietario.
Proseguendo verso Prao, ormai quasi raggiunti i casoni, notiamo a malapena una vecchia fontana in legno, ormai ricoperta quasi completamente dalla vegetazione.
Per concludere questo tuffo nel passato, gli informatori ci mostrano un aratro di più di un secolo fa, ancora funzionante, e raccontano di come un tempo si presentava Prao e, in particolare, quella che era una piazza della trebbiatura. Dove oggi vediamo la natura prendere il sopravvento, in passato i prati erano campi coltivati, tutto era pulito e ordinato.
Il percorso non si conclude qui: il patrimonio del nostro territorio è ancora tutto da scoprire.
Una risposta.
Grandi ragazzi, continuate così!