Il sistema delle fasce terrazzate è antico quanto i primi insediamenti di cui si ha traccia sul territorio, vale a dire i castellieri dell’età del Bronzo (http://www.appennino4p.it/guardamonte). Esso conferiva la sua impronta caratteristica al paesaggio dell’alta val Borbera, così come alle vicine valli liguri, piacentine, pavesi. Le fasce sostenute da muretti a secco consentivano di rendere coltivabili anche pendii molto acclivi, aumentando la superficie coltivabile e riducendo l’azione dilavante delle acque meteoriche. Un’opera titanica che richiedeva costante manutenzione, purtroppo oggi difficilmente riconoscibile in un territorio in massima parte abbandonato.
I giovani di Magioncalda nel tempo hanno tenuta viva, a scopo rievocativo, la coltivazione tradizionale delle varietà antiche di frumento che avveniva sulle fasce terrazzate. Ogni anno, a fine estate, i ragazzi della frazione battono il grano con le antiche trebbiatrici a mano usate, prima di loro, dai loro padri e nonni.
Nelle previsioni delle attività ecomuseali, il ripristino del vecchio mulino ad acqua di Magioncalda consentirà di completare il ciclo, dalla semina alla macina, utilizzando l’antica mola in pietra. La farina così ricavata potrà entrare in futuro nel circuito virtuoso della panificazione biologica, che si sta diffondendo sempre più nel territorio delle Quattro Province, grazie anche all’impulso dato dai Mercati contadini e singole Aziende alla diffusione dei prodotti tipici quale elemento di un rinnovato e più responsabile legame al territorio.